Tempo fa mi ritrovai a dover mettere su una rete WiFi per un grosso impianto sportivo.
Tra le commodity che si volevano offrire, infatti, c’era anche quella di una connessione gratuita a internet.
Fino ad allora avevo solo sentito parlare del Decreto Pisanu che, all’indomani degli attentati di Madrid e Londra, codificava l’uso della connessione wireless.
Di fatto per poter offrire la connessione bisognava sapere chi la usava, quando e come. Se non si rispettavano queste regole si poteva essere accusati di terrorismo!
All’inizio pensai di legare la connessione ai tesseramenti. Ti iscrivi = so chi sei = ti do un account = so quando ti colleghi e con quale IP.
Constatai che la gestione dei dati personali, dei log di connessione e la loro archiviazione sarebbero diventati un vero e proprio lavoro supplementare per chi, una volta finita la mia opera, aveva ben altri compiti.
Ne discussi col responsabile e levammo tutto di mezzo.
Il Decreto Pisanu ha scoraggiato molti esercizi commerciali e strutture pubbliche dall’avere una rete WiFi da offrire alla propria clientela.
E’ il classico problema di Baumann: più libertà o più sicurezza?
Adesso sembra che se ne stia ridiscutendo.
La verità è come sempre nel mezzo.
Bisogna controllare l’accesso alla Rete per evitarne un utilizzo illegale ma non bisogna mettere troppi paletti che impediscano l’utilizzo di un medium come internet che ogni giorno diventa sempre più indispensabile.
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