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Vodafone: i problemi dell’Internet Box

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Vodafone: i problemi dell'Internet Box

Chi segue questo blog sa delle mie peripezie con i vari provider.
Buoni ultimi i problemi con il famoso Internet Box di Vodafone.
In sostanza avevo una connessione buona per qualche decina di minuti e poi le pagine internet non si caricavano più.
La cosa singolare era che tutto quello che riguardava Google rimaneva disponibile: Google.it, Gmail, Feedburner ecc.
Ho provato:

  1. a sostituire la sim dell’IB con quella del mio telefono
  2. a sostituire i DNS di default della connessione con quelli di OpenDNS
  3. a cambiare posizione all’IB
  4. a cambiare il cavo USB all’IB
  5. a rimanere sulla rete 2G di Vodafone
  6. a disinstallare e reinstallare il software per la gestione dell’IB

Alla decima chiamata al 42323 (assistenza clienti business) mi sono fatto passare qualcuno dell’ufficio tecnico perchè sospettavo che ci fosse un problema di proxy (tutte queste connessioni UMTS e HSDPA si trovano dietro a proxy server).
Quantomeno volevo segnalare qualcosa che potesse essere indicativo.
Solo in questa occasione mi hanno consigliato di scaricare l’altra versione del software (più vecchia perchè comprende solo la possibilità di scegliere tra Connect Card e Telefonino ma più completa).

Da allora la connessione non è più veloce come nei rari momenti in cui prima funzionava ma è più stabile (faccio corna).
La pagina sul sito di Vodafone da cui scaricare il software dovrebbe essere questa.
Altrimenti non credo di commettere alcun illecito se posto il link al programma che risiede su MegaUpload.

Link: VMC_v._9.1.2.5766.exe

Update: aggiornamenti firmware o dashboard del Huwei E270

Update [27/05/2008]: consiglio la lettura di quest’altro post per il nuovo software Vodafone

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Provider: l’incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte quinta)

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Provider: l’incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte quinta)

Penso che questa serie di post potrebbe diventare una telenovela, una telenovela IT. Ogni volta sembra l’ultima puntata ma poi esce il cattivo di turno che ti fa ricominciare tutto daccapo.
Il corriere Bartolini è quello incaricato da Vodafone di consegnare il suo materiale. Per evitare altri contrattempi faccio presente all’agente commerciale di dare a tale corriere il mio numero di cellulare per qualsiasi evenienza.
Piccolo (consueto) intoppo: da Vodafone hanno terminato i famosi Internet Box e bisogna aspettarne il riapproviggionamento.
Passa un’altra settimana senza che niente si muova.
Poi, un bel giorno, il commerciale dice che il pacco dovrebbe essere partito e mi dà il numero di lettera di vettura ma, sul sito di Bartolini, questo codice non si può inserire da nessuna parte (solo numeri di spedizione o numeri cliente). Quindi non posso vedere il tracking.
Provo a telefonare alla sede della Bartolini che dovrebbe gestire la mia consegna. Sono le 17 e 10 di un normale giorno feriale e non risponde nessuno.
Mi dico che saranno molto precisi e quindi alle 17 staccheranno.
Riprovo il giorno dopo alle 10, alle 12 e alle 14. Niente. Non risponde mai nessuno.
Pensando all’eventualità che siano tutti sordi, faccio un tentativo furbo ma disperato: mando una email spiegando il “contrattempo” e lasciando il mio numero di cellulare.
Il giorno dopo mi richiamano dalla Bartolini dicendo che il primo tentativo di consegna era andato a vuoto perchè il corriere non aveva trovato l’indirizzo (E il mio cellulare? Quello che ho dato a cani e porci per evitare inutili perdite di tempo? “Non so che dirle”).
Concordiamo che l’indomani pomeriggio io resterò in casa, all’erta e attento come un predatore della savana, pronto a intercettare qualsiasi camion rosso per le consegne.
Non ce n’è bisogno, il corriere mi telefona quando è ancora in tangenziale. Mi chiede di uscire di casa e di aspettarlo.
Lo scambio avviene per strada come uno spacciatore col suo cliente (Ah! La comodità del corriere).
Gli dico: “Guardi che l’indirizzo di consegna è poco più avanti”
Lui rispondo: “Ah sì, si, lo conosco benissimo”
Sono quasi emozionato nello scartare e installare il benedetto Internet Box. Dopo tutto neanche i bambini a Natale aspettano più di due mesi per i regali.
Appena installato, faccio partire la connessione e vedo con un sentimento che si avvicina alla pura gioia la scrittina in basso a destra che dice: “Collegato a 7.2 Mbps”.
Lo so che mente, è solo l’inidicazione della velocità massima teorica, ma fa un bell’effetto comunque.
La velocità è buona per cui, scarico email, visito pagine, faccio ftp…. e poi. Poi si pianta!
Con desolazione vedo la scritta “Pagina non trovata” per siti come Google, Alexa e Vodafone stessa.
Sposto l’Internet Box, lo metto più vicino alla finestra, lo metto fuori della finestra, lo disinstallo e lo reinstallo.
Niente da fare. Il funzionamento è a singhiozzo. 15 minuti collegato per bene e un’ora che non prende niente.
Chiamo il 190 (assistenza Vodafone) e scopro che è il 42323 il numero per l’utenza business.
Faccio presente il problema ma le prime domande che mi fanno sono già di quel tipo che ispirano violenza

“Ma che tipo di siti cerca di vedere?” (ma se anche fossero siti porno, ma a te che….)
“Che le dice il computer?”
(non parla ma se potesse….)
“Ma c’è il segnale?”
(no guarda sono chiuso in un bunker sotterraneo e prima ho immaginato di navigare)

Dopo molte telefonate al 42323 scopro che la segnalazione di disservizi sulla rete Vodafone di Napoli è del 22 novembre e che ci stanno lavorando. Ad oggi, 2 dicembre, i disservizi continuano.

E per finire in bellezza due telefonate ricevute.
Una della TIM del tipo: “Ma perchè ci vuole lasciare? Mi rendo conto che non l’abbiamo mai contattata prima della sua richiesta di passaggio ad altro operatore ma non vuole neanche sentire la nostra controproposta?”.
Io: “NO!”.
Un’altra della Vodafone, una settimana dopo la consegna del modem: ” Ci risulta che il corriere non sia riuscito nella consegna. Mi conferma il suo indirizzo?”.
Io: “Sì!” ed ho chiuso la conversazione.
Che te ne fai del teatro dell’assurdo?

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Provider: l’incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte quarta)

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Provider: l’incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte quarta)

In realtà è solo un piccolo aggiornamento sempre con l’intento che questa mia odissea sia di qualche aiuto per altri.
Ho ricevuto la scheda dati e la scheda del futuro fisso dal volenteroso commerciale Vodafone. Viene da chiedersi se lui è venuto a casa mia per darmi queste schede, perchè non è possibile fare lo stesso anche per i dispositivi (modem e cellulare)? Si risparmierebbe tempo e mal di testa.
Ma forse siamo alle battute finali.
TIM mi ha mandato un primo SMS dal numero 335209000 col seguente testo

Da TIM – Le stiamo per inviare un SMS che dovrà restituire al seguente numero 335209000 digitando il tasto inoltra

Il secondo SMS invece è questo

Per SERGIO GANDRUS, in qualità di legale rappresentante, revoco la portabilità richiesta vs Vodafone per le linee del contratto *******

Se considerassi positivamente TIM direi che potrebbe essere un modo per tutelare l’utente da agenti commerciali che richiedono la portabilità anche per chi non ha mai fatto richiesta. Tuttavia, alla luce di tutto quello che è accaduto, mi sembra solo il bieco tentativo di tenersi un cliente e/o prolungare questa agonia del cambio di gestore.
Occhi aperti.

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Provider: l’incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte terza)

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Provider: l'incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte terza)  Nella prima parte l’inizio della tragedia, con una richiesta di telefonia tradizionale e ADSL.
Nella seconda parte l’odissea per un semplice cambio di gestore di telefonia mobile.
E adesso la convocazione del consulente Vodafone come ultima spiaggia per i miei problemi di telefonia mobile/fissa/internet.

All’appuntamento si mostra già poco entusiasta del fatto che io sia un cliente ‘piccolo’. Infatti gli mostro una copia di una mia fattura TIM e noto che lui guarda con misto di sufficienza e noia i miei 200 euro bimestrali.
Sottoscrivo il contratto per il passaggio a Vodafone del mio vecchio numero TIM e in più per un’opzione che mi fa navigare in HSDPA tramite un modem USB.
Mi avverte: “per il passaggio ci vorrà tempo mentre per il modem facciamo sicuramente prima”.
‘Fortunatamente’ inizio un progetto di due mesi fuori Napoli in cui il trascorrere del tempo è caratterizzato dalle mie telefonate di sollecito per capire a che punto è la ‘pratica’ e dalla variazione rapida delle offerte di Vodafone.
Il consulente giustifica l’infinito ritardo affermando che TIM mi blocca e non mi consente il passaggio. Perchè? Non si sa.
Sono forse ostaggio e non lo so? Vodafone non mi vuole poi tanto come cliente?
E il modem? Se non si fa il passaggio è più difficile.
Tra l’altro, confidando in al massimo due mesi per fare il passaggio, ho anche bloccato la domicilizione sul mio conto corrente delle bollette TIM.

Consiglio: non bloccate mai le domicilizioni  prima che il passaggio sia avvenuto! A costo di vedervi sottrarre soldi non spesi. Il rischio è quello che vi stacchino l’utenza per un disguido nella consegna dei bollettini per il pagamento (cosa che stava per accadermi).

Siamo a novembre e a Vodafone è cominciata l’era di InOffice e della telefonia simil-fissa.
Visto che comunque non si era mai mosso niente per la mia utenza, chiamo il consulente e cambio la natura del contratto chiedendo sempre il tanto agognato passaggio, il modem HSDPA e in più la telefonia fissa.
Ad oggi sono trascorse 3 (quasi 4) settimane dalla mia ultima richiesta con continui rinvii e solleciti ma non sono ancora arrivato al resto di niente.
Cioè, ho ottenuto una simil ulcera e ad essere in difetto e in ritardo con i miei clienti.
Tutto questo perchè? Qualcuno è in grado di spegarmelo?
Sono trascorsi 9 mesi da quando ho iniziato ad occuparmi di questa faccenda.

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Provider: l’incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte seconda)

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Provider: l'incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte seconda)  La famosa consulente di BT citata nella prima parte è anche una rappresentante di 3 Italia.
In un impeto di rinnovamento e insoddisfatto del trattamento di TIM (avete notato che non appena sottoscrivete un contratto in abbonamento ne esce un altro molto più vantaggioso cui non potete aderire?) decido di cambiare operatore mobile e scelgo, quindi, 3 perchè mi fanno buone offerte, mi danno un cellulare superfigo (avrei pagato per il Nokia N95 ma non c’era quindi ripiego sul dignitosissimo E65) in comodato d’uso ed in più mi pagano la tassa di concessione governativa per un anno.
Ovviamente devo aspettare i tempi tecnici.
Il giorno dopo l’agente commerciale con cui avevo contrattato mi dice che il telefono che avevo scelto non è disponibile.
Le cose cambiano abbastanza rispetto alla proposta iniziale, ma la mia voglia di lasciare TIM è tanta e dico alla commerciale di continuare. Loro mi invieranno comunque la scheda 3 e il cellulare bruttino della LG che danno a tutti.
Trascorrono tre settimane senza che succeda alcunchè ma sono troppo preoccupato per la questione ADSL (vedi prima parte) per interessarmene veramente.
Arriva il periodo in cui tutta Italia è in vacanza e quindi mi concedo una settimana anche io in Croazia, ben sapendo che non si sarebbe mosso niente nel frattempo.
In Croazia, tuttavia, mi telefona un’operatrice TIM che leggendo la mia richiesta di passaggio mi fa una controfferta.
Lei mi chiede (testuali parole che credo siano state anche registrate): “Vuole bloccare la sua richiesta di passaggio per UN giorno affinchè possa valutare una nostra controfferta che le invieremo via email?”. Accetto e rimaniamo che il GIORNO DOPO mi avrebbe ricontattato per sapere se ritenevo congrua la controfferta.
Ricevo l’email ma nessuno mi ha più contattato nè quel giorno nè in seguito.
Quando torno a casa non c’è traccia nè della SIM di 3 nè del telefono (il famigerato videofonino).
Siamo a settembre ed anche questa situazione è ridicolmente bloccata.
La commerciale è sparita e non risponde più alle mie telefonate.
A due mesi da quel primo contatto, immagino che il contratto con 3 sia decaduto o qualcosa del genere, invece con stupore vedo che le domiciliazioni sia di 3 che di BT sono già state attivate sul mio conto e pronte per succhiare immeritati quattrini.
Le faccio revocare d’urgenza.
Sono a inizio settembre e sono al punto di partenza. L’unica (l’unica rimasta) soluzione è contattare un altro grande operatore sperando che risolva i miei problemi di telefonia fissa, mobile e connessione a internet.
Chiedo la visita di un consulente commerciale Vodafone.
Nel frattempo mi arrivano le fatture di 3 Italia.
Con la calma zen che (per fortuna) mi contraddistingue chiamo il call center di 3 Business dove (per fortuna) una gentile addetta mi dice che SIM e telefono non mi sono stati consegnati perchè il corriere non ha trovato l’abitazione e che, non avendoli ricevuti, posso inviare un fax in cui disdico il contratto senza (per fortuna) pagare alcunchè. Emetteranno loro poi una nota di credito.
E’ bello sapere di vivere in un paese dove se ti spediscono qualcosa di utile non ti trovano ma se ti spedisono un avviso di pagamento ti trovano e come!

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Provider: l’incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte prima)

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Provider: l'incubo tra 3, Vodafone, Telecom, TIM, BT ecc. (parte prima)  Ammetto che sto scrivendo questo articolo da prima dell’ultima estate. Ad ogni puntata di questa mia avventura ho aggiunto un paragrafo.
Mi sono reso conto, però, di aver scritto abbastanza per un libro e non per un blog.
Volendo condividere con altri la mia esperienza mi è sembrato opportuno suddividere il racconto in tre parti.
La prima riguarda un allaccio di una nuova utenza di telefonia fissa/adsl.
La seconda parte è la mia odissea per il cambio di operatore di telefonia mobile.
L’ultima è l’unione delle storie che porta poi all’apoteosi finale. Capirete in seguito perchè.

In primavera 2007 acquisto una nuova casa e da Napoli città mi trasferisco in provincia. La casa è abbastanza grande da ricavarci uno studio per quei periodi in cui il mio lavoro non mi porta in trasferta.
Ovviamente la prima cosa di cui mi informo prima dell’acquisto è della copertura ADSL.
La mia intenzione sarebbe quella di fare solo una linea dati e poi usare il VOIP per le telefonate.
Il mio primo tentativo è con un operatore alternativo a Telecom: SìADSL. Nelle loro informazioni commerciali affermano che è possibile avere il servizio in ogni caso perchè “portano il cavo qualora non ci siano altre soluzioni” (ancora oggi se immetto il numero di telefono di un mio vicino, il servizio risulta attivabile).
Per sicurezza controllo sul sito di Alice se la zona è coperta da Telecom (immetto il numero di telefono di un’attività vicina). La zona è raggiunta anche dal servizio di Alice.
Tutti sappiamo che le infrastrutture sono di Telecom quindi penso di essere in una botte di ferro.
Disdico a malincuore Tiscali perchè dopo tutto il sangue buttato per risolvere i problemi (adsl e voce) adesso funzionava ma, purtroppo, l’operatore sardo non copre la zona.
Onestà apprezzabile.
I tecnici di SìADSL vengono a fare il sopralluogo un mesetto dopo la richiesta e proprio in un giorno in cui io sono fuori per lavoro.
Chiedo a mio padre la cortesia di accoglierli. Al termine del sopralluogo dicono che non è possibile allacciare la linea, non spiegandone il motivo (e il cavo che portavano? Mah?!).
Sono abbastanza sconcertato ma non mi perdo d’animo, in queste cose bisogna anche essere fortunati e può essere capitata una squadra di tecnici poco abili.
Il tempo inizia a stringere, però, e il trasloco diventa imminente.
Faccio richiesta dal sito di Telecom (187.it) di una linea fissa tradizionale e di una linea adsl Alice.
Passano una decina di giorni in cui non succede assolutamente niente. Nessuno che mi contatti per fissare un appuntamento o per dirmi a che punto è la pratica. Solo degli sms che mi dicono che mi è stato assegnato un numero (ma dalla numerazione risulta evidente che non hanno capito la zona per cui ho fatto la richiesta).
Mancano due settimane al trasloco e per me stare anche una settimana senza ADSL è un danno notevole.
Preso dal panico chiamo un collega che lavora e abita abbastanza vicino al mio futuro domicilio/ufficio. Caso ‘fortuito’ vuole che, proprio in quell’istante, davanti a lui fosse seduta una consulente di British Telecom (ex Albacom) che sta cercando di acquisire clienti business.
Lui sta sottoscrivendo un contratto e me la passa in modo che io le spieghi la mia situazione.
In tempo reale, dando il numero di telefono del vicino, la consulente mi dà il 90% di possibilità che si possa avere ADSL e VOIP.
Ci incontriamo in un bar (ormai sto traslocando e non è più possibile ricerverla nel mio ufficio) e firmo un contratto di fornitura con BT.
Sono preoccupato per i tempi ormai risicatissimi. La consulente sorride dicendo “le nuove attivazioni sono anche più rapide dei trasferimenti”.
Tra le altre cose lei è anche promotrice di 3 (ma questo starà nella seconda parte del racconto).
Passano una, due, tre settimane.
La chiamo più volte.

“Ci sono dei problemi con l’attivazione”
“Siamo a luglio e siamo intasati di richieste”
“Siamo ad agosto e siamo sotto le ferie”
“Siamo in ferie”
“Ho il terminale rotto”
“Sto sollecitando”

Un giorno di inizio settembre mi chiama un tizio da Milano che fissa gli appuntamenti per i tecnici BT. Con le lacrime agli occhi sento dalla sua voce che manca solo una settimana al fatidico intervento.
Penso che forse non tutto è perduto.
Arriva il giorno della visita dei tecnici che fanno giri per la casa e poi per l’ufficio e poi per il viale del parco e poi per la strada e poi non li vedo più.
Tornano dopo qualche ora dicendo che non c’è niente da fare. NON E’ POSSIBILE avere una linea ADSL. Tutta la zona si poggia su una centralina che è di ‘fortuna’.
E il 90% di possibilità come era uscito? Dal cestino della tombola?
E il fatto che un’attività commerciale ad un centinaio di metri possa avere qualsiasi tipo di connessione?
La beffa: siamo quasi alla fine di settembre quando Telecom si ricorda di me e mi manda un tecnico (in solo una decina di giorni) che mi dice più o meno le stesse cose dei tecnici BT. Mi ricontatteranno almeno altre cinque volte da Telecom o da chi per essi, per dirmi se voglio fissare un ulteriore appuntamento ma qui dovremmo parlare della pessima organizzazione che c’è all’interno di Telecom Italia e non mi va.
Insomma niente ADSL, bisogna cercare e trovare alternative.
E qui la storia confluisce nelle mie peripezie con gli operatori mobili che leggerete nella seconda parte.

PS. Per tutto questo periodo in cui non ho avuto l’adsl ho sfruttato le offerte per privati di TIM. Offerte, manco a dirlo, care, limitanti e poco performanti.

Cellulari: UMTS 2, HSDPA, HSUPA… facciamo chiarezza

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Cellulari: UMTS 2, HSDPA, HSUPA... facciamo chiarezza

Nei discorsi con i clienti e con gli amici emerge chiara la confusione che c’è attorno alle numerose sigle che accompagnano la nuova generazione di cellulari.
Sarò schematico, fornendo in ogni caso i link alle risorse per approfondire i vari concetti, ma allo stesso tempo vorrei dare un piccolo strumento per orientarsi.
Spesso si sente parlare di telefonia 3G confondendola con l’operatore 3 Italia (che fa capo all’azienda H3G). In realtà 3G indica la terza generazione di telefonini cellulari.
Questi ultimi dotati di una tecnologia che permette l’utilizzo dei terminali anche per la navigazione in larga banda.

Nella sequenza che indica le tecnologie possiamo così schematizzare

In arrivo c’è HSUPA (3,75G).
Uno dei parametri di valutazione più significativi per queste tecnologie è il trasfer rate massimo in downlink. Ossia la quantità di dati al secondo che è possibile trasferire dalla rete al nostro terminale.
Di seguito i tansfer rate teorici che è possibile raggiungere.

  • GSM – limite teorico: 14,4 Kbit/s
  • GPRSlimite teorico: 171,2 Kbit/s; massimo raggiungibile: 48 Kbit/s
  • EDGE – limite teorico: 384 Kbit/s; massimo raggiungibile: 200 Kbit/s
  • UMTS – UMTS1 a 384 Kbit/s, UMTS2 a 1,8 Mbit/s, UMTS2+ a 3 Mbit/s
  • HSDPA – limite teorico: 14 Mbit/s; attuale massimo: 7,2 Mbit/s (TIM e H3G)

il futuro HSUPA consentirà una velocità di invio dei dati fino a 5,76 Mbit/s (la U sta per Uplink).
HSDPA e HSUPA insieme vengono indicate con il termine HSPA.

E’ chiaro che se facciamo un uso normale del telefono (chiamate e sms) anche un semplice GSM basta al nostro scopo. Se invece chiediamo al nostro cellulare che funzioni anche come modem (o per navigare in internet) allora è preferibile acquistare un terminale con tecnologia 3G o 3,5G.
E’ importante sottolineare che le velocità indicate nell’elenco sono puramente teoriche. Gli effettivi limiti dipendono da: copertura del gestore, affollamento della cella e qualità del cellulare nella gestione del segnale.

Cellulari: 3 commercializza Skypephone, il videofonino UMTS con accesso al mondo Skype

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Cellulari: 3 commercializza Skypephone, il videofonino UMTS con accesso al mondo Skype

Dal sito di 3 Italia

Per stabilire il contatto basta premere il tasto Skype, vedere chi c’è in linea e la chiamata parte automaticamente, con una qualità audio eccellente.

E’ risaputo che le telefonate attraverso Skype sono convenienti sia verso i numeri fissi che verso i mobili ma, fino ad adesso, anche se si voleva sfruttare Skype col proprio cellulare bisognava connettersi ad internet. E le connessioni attraverso i cellulari non sono ancora a buon mercato.
La collaborazione con 3 Italia sembra aver sbloccato la situazione. Fino a gennaio 2008, con lo Skypephone, le chiamate verso gli altri utenti Skype sono gratuite (massimo 10 ore e 600 messaggi chat al giorno). Da febbraio 2008 bisognerà obbligatoriamente ricaricare la scheda di 10€ al mese.
Questa formula prevede un contratto di 23 mesi per gli abbonamenti e di 30 mesi per i ricaribili e l’addebito su carta di credito o RID bancario.
Lo Skypephone viene fornito in comodato d’uso se si sottoscrive l’abbonamento oppure a partire da 24€ con i piani ricaricabili sottoscritti online. In negozio dovrebbe costare 99€.

A chi conviene? Ai grandi parlatori (Italia per Italia) sicuramente ma anche a chi ha familiari, amici, colleghi all’estero (Svezia, UK, Austria, Danimarca, Australia, Hong Kong, Irlanda: le zone coperte nel mondo da società 3) e con i quali già parla attraverso Skype.

Materiale promozionale campagna “Wi-Max libero!”

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A supporto dell’iniziativa a favore del WiMax libero dalle logiche speculative, ho realizzato tre bannerini semplici semplici (abbiate pietà non sono un grafico). Li potete mettere nelle vostre pagine web o accanto alle firme dei forum e linkarli alla pagina della petizione. Le dimensioni sono quelle standard per il web.
Vi ricordo il link
http://www.petitiononline.com/WimaxIt/petition.html

Dimensione: 120×60
Materiale promozionale campagna "Wi-Max libero!"

Dimensione: 234×60
Materiale promozionale campagna "Wi-Max libero!"

Dimensione: 468×60
Materiale promozionale campagna "Wi-Max libero!"

E’ una battaglia importante. Aiutateci a sostenerla.

Wi-Max libero da oligopoli e scopo di lucro

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Firma la petizione per il Wi-Max libero

Riteniamo che lo sviluppo delle reti Wi-Max o di altre tecnologie che consentano la diffusione e l’accesso alla rete internet via radio, sia di fondamentale importanza per il progresso democratico, civile ed economico del Paese.

Il Wi-Max in particolare è una tecnologia che potrà permettere l’accesso ad internet ed ai suoi servizi, via radio, con un’infrastruttura abbastanza leggera. Un’unica stazione trasmittente può infatti fornire una velocità di trasmissione di dati condivisi fino a 70 Mbit/s . Si ritiene che questa ampiezza di banda è sufficiente per supportare simultaneamente almeno 40 aziende con connettività di tipo T1 e 70 abitazioni con connettività al livello DSL da 1 Mbit/s (fonte wikipedia).

Presto saranno aperte le aste di assegnazione delle frequenze, necessarie allo sviluppo dell’infrastruttura Wi-Max.

Quest’opportunità pone il serio pericolo che un’innovativa tecnologia sia compromessa dalla creazione di rendite di posizione di stampo medioevale e contrarie all’interesse dei Cittadini, al progresso del Paese e allo sviluppo di una sana concorrenza.

In particolare c’è il rischio che gli attuali operatori telefonici si aggiudichino, in tutto o in parte, le licenze e ricreino l’oligopolio sulle infrastrutture, tipico del loro attuale modello organizzativo.

Le varie telecom sono, però, in aperto conflitto d’interesse con lo sviluppo della nuova tecnologia e con l’interesse dei Cittadini e del Paese.

Basti pensare che una rete Wi-Max ben sviluppata, renderebbe obsoleti i costi di comunicazione cellulare (poiché, nelle aree coperte, basterebbe uno dei tanti programmi informatici cd. VOIP –ossia di trasmissione della voce tramite la Rete, installato sul telefono mobile, per chiamare via internet senza spese).

Il Wi-Max (o un’analoga tecnologia) è essenziale al Paese, perché ridurrebbe ed in breve potrebbe eliminare il cd. digital divide, permetterebbe cioè anche ai residenti non coperti dalla banda larga di accedere pienamente ai servizi internet, con un’effettiva tutela del diritto di espressione del pensiero costituzionalmente garantito (art.21 Cost.), nonché allo sviluppo del commercio telematico.

Il Wi-Max (o un’analoga tecnologia) porterebbe anche sviluppo economico in quanto (se si evitassero le rendite di posizione ed i profitti oligopolistici) le imprese che vendono su internet prodotti o servizi, le comunità virtuali che si sostengono con la pubblicità, i motori di ricerca, le edizioni ed i giornali presenti su internet, ecc. aumenterebbero i loro sani profitti.

Benefici si avrebbero pure nell’esercizio della democrazia, poiché tramite internet si avvicinerebbe la Pubblica Amministrazione ai Cittadini.

I rischi della creazione di rendite di posizione e di oligopoli privati, sono alti anche se si consentisse a soggetti diversi dalle compagnie telefoniche, ma aventi scopo di lucro, di aggiudicarsi le licenze allo scopo di fare profitto sul semplice traffico. I costi di licenza, inoltre, invece che giovare allo Stato, si tradurrebbero in una specie di tassazione privata ed indiretta, scaricata interamente sui consumatori.

Per questi motivi, riteniamo che le future reti Wi-Max dovrebbero essere Pubbliche, oppure anche Private ma comunque senza scopo di lucro (fermi restando i legittimi profitti per le attività esercitate “sulla rete”) e sottoposte al controllo pubblico mediante Authority. Inoltre riteniamo che le reti dovrebbero essere gestite da consorzi o da Enti Pubblici efficienti, e non dovrebbero essere gravate da costi di licenza delle frequenze.

Si eviterebbe così lo sbaglio che si fece quando si privatizzò anche la rete telefonica fissa, creando di fatto un monopolio privato, lesivo della concorrenza, giacché –almeno fino ad oggi- il gestore affitta la rete ai suoi stessi concorrenti, limitandone la concorrenzialità.

Evitando di mettere all’asta le concessioni per le frequenze, si eviterebbe altresì lo sbaglio che ha inficiato la tecnologia UMTS, che sarebbe stata utilissima, se non fosse stata venduta a caro prezzo alle telecom, che continuano a scaricare i costi sugli utilizzatori, ma non hanno potuto e voluto investirvi altri soldi.

La rete Wi-Max (o di analoghe tecnologie), se i costi di licenza per le frequenze verranno eliminati in virtù della sua Pubblica Utilità, sarebbe relativamente poco costosa, flessibile e duttile.

La sua gestione potrebbe essere finanziata in vari modi, ciascuno dei quali non esclude gli altri: dagli Enti Pubblici territoriali, a fiscalità generale, con un canone da parte dei privati utilizzatori. Essa potrebbe essere finanziata anche da imprese che hanno interesse alla diffusione della rete e del commercio che su di essa si svilupperebbe (motori di ricerca, società di e-commerce, comunità virtuali, ecc.), nonché da sottoscrizioni di privati cittadini, interessati al libero scambio delle idee e delle conoscenze.

La previsione di un limitato canone di utilizzo ci sembra razionale ed economica. Gli utenti, infatti, anche se fosse fissato un canone a parziale copertura dei costi, non dovrebbero sobbarcarsi con esso anche gli oneri per ottenere le licenze sulle frequenze ed i “profitti di posizione” dell’aggiudicatario. Ma soltanto concorrere al pagamento dell’infrastruttura e dei suoi costi di gestione (che, in ogni caso, sarebbero comunque scaricati sugli utenti, anche se le somme fossero anticipate dalle imprese aggiudicatrici).

In sostanza l’accesso ad internet via radio, libero e senza oligopoli, rappresenta un’occasione di democrazia, di sviluppo infrastrutturale e di reale progresso economico, tecnologico e culturale per l’Italia.
Ci sembra quindi essenziale che siano tenuti fermi i seguenti punti irrinunciabili:

1) implementare una rete efficiente ed a banda effettivamente larga (almeno 2-4 Mbit/s procapite) per la massima parte della popolazione;

2) evitare conflitti d’interesse e la creazione di rendite di posizione;

3) evitare assolutamente lo scopo di lucro sulla gestione della costituenda infrastruttura (che dovrebbe essere pubblica o sottoposta a controllo pubblico mediante Authority)

4) evitare i costi di assegnazione delle frequenze (scaricabili sui cittadini, come tasse implicite, in aggiunta agli altri costi di impianto e gestione);

Siamo consci del pesante debito che grava sulla finanza pubblica, ma riteniamo che questo non debba essere un ostacolo od un alibi, poiché il tema dello sviluppo è davvero una priorità assoluta, che in futuro non potrà che dare ottimi frutti. Inoltre se si considera che l’economia Italiana è oggettivamente frenata da oligopoli, spesso collusivi, appare davvero prioritario invertire la tendenza, piuttosto che rafforzarla.

Auspichiamo scelte politiche davvero lungimiranti, tempestive e coraggiose, in linea con quanto sin qui osservato.

Firma la petizione per il Wi-Max libero